Nei dibattiti riguardo alla migrazione irregolare in Europa, il lavoro non dichiarato è generalmente considerato un fattore “di richiamo”—inteso come l’insieme di vantaggi che attraggono chi lascia la propria casa per migrare in un paese di destinazione- sia per i datori di lavoro sia per potenziali migranti, in particolare nel settore agricolo. Un’osservazione ravvicinata della filiera agroalimentare rivela che sono le forze strutturali a guidare la domanda del lavoro ed incentivare lo sfruttamento. Questo è particolarmente evidente nel Sud Italia, dove organizzazioni della società civile ed i media hanno documentato lo sfruttamento di lavoratori e lavoratrici migranti.
Ne Migrazioni e lavoro agricolo in Italia: le ragioni di una relazione problematica gli autori—da Open Society European Policy Institute e dall’Istituto Universitario Europeo—analizzano come la Politica Agricola Comune (PAC) europea, le pratiche della grande distribuzione organizzata e l’intermediazione illecita di caporali contribuiscano allo sfruttamento dei lavoratori e lavortrici migranti. Lo studio raccomanda sforzi ulteriori da parte dei decisori politici italiani e dall’UE al fine di contrastare lo sfruttamento. Offre inoltre una veduta d'insieme sulle pratiche del settore privato atte alla tutela dei lavoratori: tra queste, il fornire informazioni sui diritti, alloggi e trasporti adeguati e sistemi di etichettatura europei per il controllo qualità.
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Migrazioni e lavoro agricolo in italia:le ragioni di una relazione problematica (686.7 Kb pdf file)
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